- Poeta, se tu avessi conosciuto la marchesa Adele, ne' tuoi canti l'avresti salutata angelo di bellezza e di virtù. Tu avresti detto, che le grazie delle più vezzose ed onorate donne di Grecia e d'Italia si fossero accolte ad ornare l'ultimo germoglio della Casa Lascaris. Io la conobbi. L'oro del crine, la luce degli occhi azzurri, il nobile portamento e gli atti e gli accenti pieni di soavità, spandevano dovunque una gioia di cielo.
Non di rado era assalita da misteriosa malinconia, e fra le pompe del secolo tratta da pensieri religiosi a ragionare colle amiche della vanità delle cose terrestri e dell'avvenire dell'uomo. Nell'aprile della vita ne presentì la sua fine, sicchè prima del parto, onde venne alla luce il figlio Eynardo, andò ad accommiatarsi dalle sue più dilette amiche; ed io la incontrai, tre giorni prima ch'ella morisse, in casa della mia sorella Cristina, a cui dando un amplesso affettuoso disse: amica, ti do il bacio dell'addio, perchè sto per imprendere un lungo viaggio.
- Ma, caro Mariano, io lo interruppi, perchè mai questo angelo di bellezza e di virtù non fu sepolto a Sàntena nelle tombe della famiglia Cavour?
- Così volevano il desolato consorte e lo suocero marchese Cavour, ripigliò il conte Mariano. Con amorosa istanza il padre marchese Agostino richiese la salma di Adele, e la ottenne, per aversela sempre vicina, con promessa che non rimarrebbe in questa tomba oltre la vita di lui.
Di poi, per dissapori nati fra le due case, il marchese Lascaris, dimenticando, o troppo rammentando la promessa, trovò un modo singolare per assicurarsi la sepoltura presso l'amatissima figliuola.
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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
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