Mi fu aperta una vasta camera piena di candida farina, che mi parve un colle di neve recente. Mi si mostravano sacchi di grano che salivano e scendevano assicurati ad uncini; e in vaste gallerie mi si additavano a cento a cento schierati e suggellati quelli di farina che dovevano spedirsi in Italia e fuori, anche in Egitto.
Domandai se quell'opificio appartenesse ad una società di azionisti.
- Per l'appunto, mi fu risposto.
Domandai se altri opifici di simil genere siano in Italia, e il nipote Brun mi rispose:
- Ve ne hanno altri: presso Alba ed in Settimo nel Piemonte, e a Pontedecimo nella Liguria, ma di minore importanza. Ve n'ha uno a Trieste, un altro a Livorno, ma a vapore; non vasti come questo di Collegno, ove le macchine hanno ciascheduna la forza di 120 cavalli, e si macinano ogni giorno seicento quintali di grano.
- Dunque, io esclamai allegramente fra i due cortesi che mi accompagnavano: dunque il Piemonte oggigiorno è sempre il più solerte operaio nella realtà della vita. Il Piemonte vanta le armi, l'industria e il miglior molino per la macinatura delle farine, come la Toscana vanta le arti, la poesia e l'Accademia della Crusca.
LVIII.
Da un opificio, creazione di menti sane ed operose, passo al più bello ed elevato luogo di Collegno, ad un pietoso ospizio ove sono curati i mentecatti.
Il palazzo di Bernardino Data, tesoriere ducale, fu comperato nel secolo xvii dalla Duchessa Cristina per dar ricetto ai Certosini di Avigliana, cacciati dal lor nido. Nel 1649 i cenobiti entrarono nel sontuoso palazzo, a cui tolsero l'aspetto profano per dargli l'impronta religiosa cogli splendori dell'arte secondo il gusto del tempo.
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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
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