lunghi pure i capelli. Egli mi si fece innanzi, e, dopo avermi invitato ad intrattenermi con lui, prese a dirmi:
- In cotesto luogo vengono a diporto ogni giorno i matti pacifici, de' quali tutti potrei narrarle per filo e per segno la vita. -
E mi accennava man mano diversi di que' mentecatti, e dicevami:
- Colui ch'ella vede presso quel tiglio appoggiato a lungo bastone, si crede di essere Cristoforo Colombo, ritto in piedi presso l'albero maestro e con un remo in mano: l'altro, seduto accosto a quella fontana, che sta in atto di scrivere, dice di essere il Petrarca al fonte di Sorga intento a dettare la canzone - Chiare, fresche e dolci acque; - e quel terzo più in là, rannicchiato su quel mucchio di mattoni, gonfia le gote e soffia, e pretende di essere il Dio Eolo. - Lo vede?
- Lo veggo.
- Andando nel recinto delle donne, si guardi dalla vecchiaccia che accarezza una tegola e se la stringe al seno e la culla come un bambolino. Ebbene! Colei vorrebbe essere la nutrice di Napoleone I. La poverella è vedova d'un uffiziale Còrso, che militò sotto il primo Impero, ed ha la smania di nutrire gli eroi. Io non posso andare nel recinto delle donne, ma ne ho tutte le notizie. Ella avrà pur veduta fra loro la regina del Borgo del Pallone, che passeggiava un giorno per Torino, vestita di cenci di seta, con piume in capo e un parasole color di rosa, quando fioccava la neve e infuriava la gragnuola. Essa stringe pur oggi lo scettro, che è un vecchio scudiscio, fasciato di nastro bianco e rosso, e ornato in cima di fiorellini.
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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
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