Uno di essi era un Viggianese che toccava maestrevolmente l'arpa. Chiamavasi Gennarino Pennella, che garzoncello io avea conosciuto in Malta quand'egli faceva ancor parte della compagnia di undici arpeggiatori diretta da Vincenzo Pezzi e da Maddalena Volo. L'altro, che sonava la ghironda e chiamavasi Pietro, era uno de' figliuoli del pastore Giacomo che udimmo ricordare nella capanna di Bousson.
Ora dirò come i due sonatori, il Napolitano e il Piemontese, si conobbero e furono concordi di musica e di cuore.
II.
Diamo dapprima una parola d'amore al melodico Viggiano, paesello de' monti Lucani che conta sette mila abitanti. Colà pietre, acque e piante deggiono essere piene di armonia; e una musica segreta deve accarezzare la culla de' Lucani, e gemere nel santuario de' loro sepolcri.
Molti poveri Viggianesi campano la vita pellegrinando e sonando l'arpa nei ritrovi più frequenti dei due mondi, ben altrimenti dai noti Orbini di Bologna che vivono e muoiono coi fidi loro stromenti da arco, sotto i portici patrii a guisa di usignuoli che non abbandonano la selva natale.
Oggidì v'ha trecento di tali pellegrini di Viggiano, pei quali inutile trovato sono cocchi e strade di ferro. Essi viaggiano a piedi recando sulle spalle il davidico strumento, e dànno il saluto della musica ad ogni paese che incontrano.
Ai navigatori, anco ne' mari più lontani, avviene talvolta di udire un suono d'arpa che uscito dal fondo della nave va a mescolarsi colla tempestosa armonia delle acque. Sarà qualche Viggianese accolto ospitalmente dal capitano per sopire nelle musiche il timore de' pericoli e le noie della navigazione.
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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
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