Il Viggianese fecesi a conversare col giovane delle nostre Alpi, e si piacquero e s'intesero a vicenda.
Un dì Gennarino, narrando al sonatore della ghironda avventure de' suoi confratelli di Viggiano, gli disse, che Antonio Varallo, dopo avere per trentacinque anni viaggiato trattando l'arpa, era tornato dovizioso in patria; e gli parlò di Vincenzo Miglionico che nell'anno 1806 partì da Viggiano coll'arpa sola, e, dopo lungo pellegrinare, tornato ricco nel 1832, lasciò l'arpa per le lettere di cambio e i numeri musicali per le cifre algebriche.
S'intrattenne più a lungo a raccontargli i casi d'un guardiano di porci, che licenziato dal signor Poliodoro suo padrone, si appese un'arpa al côllo e girando l'America fece gran fortuna, più che non avrebbe fatto se a Viggiano egli fosse divenuto un Eumeo, e il suo padrone un Ulisse. Tornato al nativo paese con moglie e prole, Vincenzo Poliodoro, il figlio dell'antico padrone, fu lieto di poterglisi avvicinare, e si acconciò di tôrre a sposa una figlia di lui con cospicua dote.
- «Insomma, esclamò Gennarino, tu vedi, caro Pietro, che molti sonatori Viggianesi partono poverelli dal monte nativo e tornano ricchi e beati.
«Io li voglio imitare; e tu Pietro dovresti abbandonare il pesante impaccio della lanterna magica ed associarti a me colla ghironda e col canto.
«Tu canterai le canzoni del tuo paese, io quelle del mio, accompagnandole insieme coll'arpa e colla ghironda, e canteremo entrambi que' canti italiani che sono venuti in moda; e da onesti e solerti compagni ci aiuteremo l'un l'altro nella buona e nella avversa fortuna.
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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
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