Il sangue del Lazio mescolato a quello dei Liguri preparò sulle sponde della Dora quel maschio e belligero popolo, che dovea più tardi rinnovare i destini d'Italia.
Questa città, continuo bersaglio alle ambizioni dei potenti, si ammaestrò nelle frequenti sventure. Fu distrutta da Costantino perchè aderiva a Massenzio; risorta, fu nuovamente rovinata da Stilicone guerreggiante i Goti. Rifattasi dalle rovine, venne assalita dagli Eruli e dai Borgognoni; vinta dall'Esarca Narsete, fu ritolta all'impero romano dai Longobardi che la fecero seggio d'un loro duca; e Agilulfo e Ragumberto, duchi di Torino, vennero elevati alla dignità reale. Passò dipoi la guerreggiata città della Dora dal dominio de' Longobardi a quello de' Franchi.
La giurisdizione Torinese si estendeva sino al Monginevra ed al Moncenisio. Nel secolo decimo dell'era cristiana una famiglia, creduta d'origine francese, resse la Contea di Torino e la Marca d'Italia. Ultimo di questa famiglia fu Olderico Manfredi II, padre della celebre Contessa Adelaide, che sposò dopo il 1045 in terze nozze Oddone di Savoia, e lasciò quindi alla Real Casa lo splendido retaggio di questa fiorita parte d'Italia.
V.
I Conti di Savoia ebbero il loro seggio in Chambéry, e lo trasferirono a Torino nei giorni di Carlo I sul 1482. Nel secolo xvi la occuparono per quattro lustri i Francesi che la cinsero di fortini più ad offesa che a difesa. Ricuperata per la vittoria di San Quintino, sorse la memorabile cittadella, di cui il mastio si vede tuttavia presso la contrada della Cernaia.
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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
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