Invece nelle simmetriche e libere vie di Torino il silenzio è l'espressione d'un popolo che fa più che non dice, e ordinatamente.
Così Torino potè sempre più crescere di fama, di abitanti e di ampiezza. Il Cibrario, nella Economia politica del Medio Evo d'Italia, dice che Torino nel 1377 aveva 700 fuochi, rappresentanti 4,200 individui. Il Bottero in sul tramonto del secolo xvi non assegnava a Torino che 17,000 abitanti, i quali per la pestilenza del 1630 si ridussero a 12,000, come lasciò scritto il protomedico Fiochetta. Il conte Prospero Balbo, nel 1831, pubblicò una Tavola autentica del progresso della popolazione di Torino nel secolo XVIII, dalla quale risulta che nel 1706 Torino contava 41,822 abitanti dentro città; nel 1727 ne aveva 64,803 co' borghi e il territorio; nel 1760 - 79,588; nel 1786 - 89,752; nel 1796 - 93,076, e nel 1799 solamente 80,752. Da quel tempo ad oggi la popolazione di Torino giunse a 160.000, poi a 180,000, e non ha guari a 200,000 e più abitanti.
Quando Torino era colonia romana, la sua forma era quadrata, come il vallo d'un accampamento, poi fu accresciuta ad occidente dell'isolato di S. Dalmazzo, del Monastero di Santa Chiara, di Piazza Paesana o Susina e del recinto spazioso della Consolata. Tal era all'entrare del secolo X, quando le mura della città vedevansi munite di spesse torri, e quando le girava tutto all'intorno una comoda galleria, sopra la quale ergevansi opere di difesa. Il matematico Niccolò Tartaglia, bresciano, lasciò scritto che i lati nord e sud delle mura di Torino correvano lo spazio di 360 passi, e gli altri due un po' meno: sicchè la forma quadrilunga della città era di circa 1400 passi di giro, cioè un miglio italiano e 100 passi geometrici.
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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
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