In mezzo alla via di Doragrossa, sopra i due archi che mettono alla Piazza del Municipio, abita il Conte Federico Sclopis, ministro ben degno di essere consultato nei gravi momenti della patria. Vigile propugnatore dei diritti della natale sua cittą, egli vive accosto al palazzo municipale e di rincontro al sito in cui sorgeva la torre sormontata dal simbolico toro di bronzo. Nelle sere apriva spesso le ospitali sale, in cui era ammirata per coltura e cortesi modi la consorte del conte, Isabella Avogadro, gemma della mia Novara. Stavano a lei dintorno dame, cavalieri, letterati ed artisti; ed ella aveva per tutti parole soavi, assisa in serici guanciali presso un tavolino su cui olezzavano fiori di ogni sorta fra eleganti volumi di opere italiane e francesi.
Ricordo di avere colą incontrato una eloquente donna dell'Arno, che in suo cuore non vede Italia se non a Firenze; e la incontrai presso una duchessa di Roma, che non accorgerassi, diceva, dell'unitą italiana, finchč Vittorio Emanuele non salga trionfante in Campidoglio. Alcune volte vi trovai una principessa di Napoli, nobile di aspetto e di modi, e pił ancora d'ingegno e di cuore; e spesso tre illustri subalpini, il generale Cavalli, il professore Ricotti e lo scultore Albertoni, tre fidi amici di casa Sclopis, che in quella adunanza rappresentavano le armi e le arti, e la storia che ne registra i maravigliosi trionfi. In una tavola delle adorne pareti due vaghi angioletti di Gaudenzio Ferrari parevano scesi di cielo a benedire la concordia italiana.
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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
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