Queste serene rimembranze impallidiscono innanzi alla cruenta notte del 22 settembre 1864.
Il fischio del piombo micidiale assordò orrendamente quel luogo memorando, e la piazza fu ingombra di vittime.
Nella concitata mia mente ho veduto Emanuele Filiberto rizzarsi sul destriero, e levando la spada cercare intorno a sè gl'invasori stranieri per combatterli. Ahi! vedendo i segni della pugna civile, egli fremente sclamava:
- Chi sono gli sciagurati che cagionarono gli orrori del macello cittadino?
- Non sono Piemontesi: risposero cupamente fioche voci di moribondi.
- Ma pur sono Italiani: gridarono mille voci piene di giusto sdegno.
Poi fu silenzio e solitudine. Soltanto si udiva il rantolo della morte tra il fumo della moschetteria che intenebrò l'aria; e i bronzei candelabri a gaz che illuminano la piazza parvero tede funerali poste a rischiarare un campo di morte.
Il dì appresso i Torinesi sbalorditi s'interrogavano per le vie e ripetevansi l'un l'altro:
«I fratelli hanno ucciso i fratelli,
Questa orrenda novella vi do».
Il Re corrucciato immantinente mutò ministero!
Ma quali rimedi troverà il Governo, perchè l'offeso Piemonte cessi dalle querimonie?
Le acque della Dora e del Po non cancelleranno facilmente nella Piazza di S. Carlo le macchie del sangue cittadino. Ogniqualvolta vi passo io le riveggo farsi più rosse, e risento il puzzo dei cadaveri che non può temperarsi nè dall'olezzo de' nostri roseti, nè dai profumi d'Arabia.
O Conte Camillo Cavour, se tu ancor vivevi, no, tanto orrore non avrebbe offuscato la storia della tua Torino e d'Italia tutta!
| |
La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
|
|
Emanuele Filiberto Piemontesi Italiani Torinesi Governo Piemonte Dora Piazza S. Carlo Arabia Conte Camillo Cavour Torino Italia
|