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      La bella sua casa, da lui costrutta, è sormontata da una torre, in cui sventolava il vessillo nazionale, ed è cinta da un giardino riccamente fiorito ed impomato.
      Il fido Cicco accorreva tutto festevole ad incontrare il Conte ogniqualvolta lo sapeva di ritorno a Sàntena; e quando gli giunse freddo cadavere, Cicco pieno di cordoglio lo depose entro cassa di piombo chiusa in altra di legno, e lo seppellì in compagnia degli illustri antenati.
      Francesco Rey, narrandoci questi atti di ossequio e di dolore, ci condusse alla stanza ove conserva preziosi ricordi entro un armadio. Apertolo, ci mostrò ciocche di capegli del Conte, e la pezzuola di bianco lino che nella faccia gli terse i gelidi sudori di morte; e il martello e la cazzuola che egli adoperò, e gli abiti neri ch'egli vestiva nell'8 giugno 1861 tumulando il lagrimato Conte.
      Presso l'armadio ci additò in marmo di Carrara il busto del suo patrono, e molti ritratti in fotografia, insieme con quello del Padre Giacomo, che, vero ministro di cristiana carità, benedisse e confortò le agonie dell'integro cittadino e del grande uomo di Stato, cui deve l'Italia tanta parte del suo politico rinnovamento.
     
     
      XXIX.
     
      Due giorni di lutto sublime vidi in Torino. L'uno fu quello in cui, muti i teatri e messi i diari a profondo corrotto, si celebrarono i funerali del conte Camillo Cavour con tale accompagnamento di ordini civili e religiosi e di popolo lagrimante, che meritava di essere eternato dall'arte. Il napolitano architetto Cipolla aveva con bel pensiero proposto di rappresentarne gl'insoliti funerali nei fregi intorno al monumento nazionale, come usarono gli Egizi effigiare le trionfali processioni dei Faraoni nei monumenti di Tebe.


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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino
1864 pagine 263

   





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