Il luttuoso corteggio percorse le vie di Po, Piazza Castello e Doragrossa sino agli archi che conducono al palazzo municipale. Entrato nel Corso di Porta Milano si condusse al Camposanto, e quivi depose bandiere e corone sulle sepolture delle vittime infelici.
Mi sento l'animo pieno di morte, e ritorno alle tombe!
XXX.
Il Camposanto.
«Colà dove la Dora in Po declina»
mi accompagnò cortesemente l'egregio professore Casari tra i filari de' pioppi piramidali in un vespero d'autunno.
L'ultima luce del sole sulla riva destra del Po imporporava i vigneti e le ville della collina torinese e la basilica di Superga; e presso la foce della Dora malinconico pescatore colla rete vuota sedeva nella sdruscita sua barchetta, quasi a rappresentare il Piemonte misero e afflitto.
O magno Eridano, mescolato alle acque della Dora porta all'Adria i lamenti e i voti dei Subalpini, e di' a Venezia che il Piemonte sì nella prospera come nell'avversa fortuna sarà sempre intemerato esempio di patria carità. Dille che siccome si adoperò per la libertà delle altre provincie d'Italia, così per la salute di lei darà il sangue degl'impavidi suoi figli al primo squillo delle battaglie nazionali. Ripeti, o Eridano, dove passi, che unanimi i Piemontesi esclamano in Torino63: «In questa città noi gridammo primi: facciamo l'Italia, ed anche nel dì del dolore i concittadini di Balbo, di Gioberti e di Cavour grideranno sempre: si faccia l'Italia».
Mentre la mia mente colle acque dell'Eridano e della Dora si trasportava alla mestizia delle venete lagune, il mio compagno levommi a fiorite memorie, ricordandomi il parco dei Duchi di Savoia, che appunto, dove eravamo noi, girava cinque o sei miglia con tanta amenità di boschi, giardini ed acque.
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La Dora
Canti e prose
di Giuseppe Regaldi
Tipogr. Sebastiano Franco Torino 1864
pagine 263 |
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