Nè potea essere altrimenti: dacchè le prime cognizioni doveano in pari tempo guidare l'uomo nell'acquisto dei mezzi per la sua sussistenza, ed agiatezza; per la coltura e determinazione dei confini dei campi; per la navigazione, e pei commerci e viaggi terrestri. L'Astronomia e la Geometria, nell'antico senso etimologico della parola, permiste e combinate coi misteri cosmogonici, furono senza controversia le prime scienze dell'uomo. Infatti che altro seppero di scienza, non indegna almeno di tal nome, i ginnosofisti indiani, i più dotti fra i cinesi ed i caldei, i sacerdoti egiziani e fenicii, i magi della Persia, i sapienti della Grecia da Talete fino a Socrate, ed i primi scienziati etruschi, i quali attinsero certamente dagli orientali la loro cultura? Che se è antichissimo lo studio della Natura sensibile, esso è stato anche sempre costantemente coltivato. Poichè, com'è abbastanza noto, ancora dopo che si ebbe rivolta l'attenzione alle scienze morali, e poi anche alle razionali, non fu giammai abbandonato; anzi progredì, si fermò, retrocesse, rinacque con quelle. Basti ricordare la scuola Alessandrina che in esso più ancora che nelle Matematiche e che in ogni altro ramo di scienza fu celebre; ed i Filosofi della scuola italica, dei qual non son tornate in onore che le opinioni sul Mondo; e le immortali fatiche di Ippocrate; e la storia degli animali di Plinio; e la divisione platonica delle scienze; e il nome di Metafisica imposto dai peripatetici agli studii razionali. Che più? Lo studio della Natura non fu trasandato neppure dai severi Stoici.
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