III. Ora adunque, a chiudere pur finalmente questi Prolegomeni, non resta che annunciare lo scopo ultimo, e generale dello studio delle scienze naturali. Questo, chi bene e senza pregiudizi vi consideri, non può essere che quello medesimo che à avuto Iddio nel creare tante, e così sorprendenti meraviglie del Mondo materiale. Il qual fine, (e chi vi à oramai fra noi che lo ignori?) è stato manifestarci la gloria sua, ed incitarci potentemente a compir la missione che ci fu assegnata, e a conseguire la felicità, a cui incessantemente aneliamo. Al quale intendimento quanto non è mai efficace la contemplazione del Mondo sensibile! È da questa, che posson trarsi mille e mille argomenti potentissimi della grandezza di Dio, della Sua Potenza, della Sua Sapienza, e della Sua Bontà! È da questa, che emerge anche spontaneo un poderosissimo stimolo a temere un Dio sì potente, a venerare un Dio sì sapiente, ad amare un Dio sì benefico! È da questa eziandio che un cuor retto, ed uno spirito nobile si sente, quasi involontariamente, sollevato ad arguire dalla bellezza del creato la preziosità della gloria che lo attende, e a disprezzare qualsivoglia difficoltà, affine di conseguirla per quel mezzo, che è il solo degno di Dio e di noi, cioè coll'esercizio indefesso e pronto della virtù. È però che ogni Articolo verrà chiuso con un invito a sollevar l'animo al Creatore dell'Universo, seguendo in ciò anche l'ammonizione che ne fa il nostro Tasso nella Terza delle sette giornate, dove dice:
Dovunque giri
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