5°. Anzi obbediscono a questa legge anche le comete. Le quali, se sono esterne, vengono da remotissime plaghe del Cielo ed inframettendosi nel sistema solare, scorrono per un'abside della loro ellisse, il cui foco prossimo è occupato dal Sole, e poi di nuovo si allontanano, e vanno nell'afelio a raggirarsi per l'altro abside. È vero che noi non le veggiamo, e non le calcoliamo che allora quando vengono al perielio; perciocchè la loro luce è cosi poco intensa che, quando esse distano più dell'orbita di Marte, non giunge fino alla Terra: ma ciò non toglie la certezza della legge. Dacchè Ticone avvertì che le comete seguono il moto diurno della sfera, e ne concluse che esse non sono altrimenti fenomeni meteorici, ma cosmici, si vide una grande analogia fra le comete ed i pianeti. Ma fu Newton, il quale dimostrò dapprima quello che fu da Halley pienamente confermato dappoi, che cioè le comete scorrono per curve coniche. Veramente appena una cometa si presenta, se ne calcolano gli elementi parabolici, o ciò che è lo stesso, la loro strada si considera come l'abside di una ellisse, il cui asse principale sia infinito, ed il foco sia nel Sole: dappoichè una ellisse assai allungata coincide in gran parte con una parabola, che abbia lo stesso foco, e lo stesso vertice. Ma in molti casi gli elementi parabolici, che sono l'inclinazione dell'orbita all'eclittica, la longitudine del nodo e del perielio, la distanza perielia, e la direzione del moto, non coincidono con nessuna parabola; allora si cerca l'orbita ellittica.
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