6°. Il color celeste si attribuisce all'aria, alle polveri finissime, ed alle esalazioni dell'atmosfera. Dappoichè le montagne rivestono un cilestro tanto più deciso, quanto più da lungi si riguardano; e salendo sulle più alte fra esse o andando sempre più in alto per mezzo di un globo aerostatico, si vede, il Cielo farsi sempre più oscuro; e però può ritenersi come indubitato che, se dato ci fosse sorvolare al di là dell'atmosfera, il firmamento ci parrebbe affatto nero, e vi ammireremmo le stelle in pien Meriggio. Tale azzurro per altro è modificato dal vapore di acqua, che perdendo la sua trasparenza principia ad assumere quello stato concreto, in cui costituisce le nubi. Quindi è che il cilestro è tanto più carico verso lo zenit, che giù all'orizzonte; ed il Cielo d'Italia specialmente meridionale è assai più bello e puro, che non quello della nebbiosa Inghilterra. Nè può far difficoltà contro la colorazione dell'aria la sua trasparenza: perché questa non è mai perfetta. E però, sebbene l'aria sia un corpo assai poco denso, ed il colore delle sue molecule sia debolissimo, quando per altro si tratta di uno strato molto spesso (come avviene dell'aria che si frappone fra una lontana montagna e noi), già la luce riverberata da ciascuna sua particella principia a produrre un effetto sensibile.
7°. Dopo le cose sopraddette si capisce assai bene come lo splendore, che precede o segue la nascita o il tramonto del Sole, debba provenire dalla forza, che à l'aria di riverberare la luce solare.
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