4°. Quando il vulcano fa tregua non emette che fumo; e intanto la lava infocata bolle ed oscilla nell'interno della voragine, come osservò nell'Etna lo Spallanzani. Se la temperatura cessa di essere altissima, la lava indurisce ed il vulcano sembra estinto; finché dopo mesi, anni, o secoli non si ridesti. Accade eziandio che il vulcano veramente si estingua, e ciò nondimeno dalla chiusa voragine continuino a sorgere delle esalazioni solfuree.
5°. Il tempo di riposo dei vulcani segue d'ordinario la ragione della loro altezza: sebbene talora avvengano delle tregue straordinarie. Le eruzioni nello Stromboli sono frequenti; meno lo sono nel Vesuvio, e meno ancora nell'Etna. Il Vesuvio, quando nell'anno 79 seppellì Pompei, Ercolano e Stabia, era rimasto tranquillo da qualche secolo.
6°. I vulcani lanciano, oltre a gran copia d'argilla carburata fangosa, basalti, scorie, pomici, lapilli. I gassi, che essi svolgono, sono ad un dipresso quelli delle salse. È curioso che i monti del Quito fra una grande eruzione e l'altra vomitano talora colla fanchiglia una gran quantità di pesci, che sono quelli dei ruscelli del paese. La fanchiglia, che presto indura, alcune volte contiene un principio, che la rende nericcia, e combustibile come la torba; e mostrasi un composto di carbonio ed idrogene.
7°. I prodotti di molti vulcani estinti sono differenti dalle lave moderne. Sono rocce meno porose, d'un nero più o meno carico, a base di labradorite, contenente del pirosseno nero, spesso dell'ossido di ferro magnetico, del peridoto, ed anche dei feldespati cristallini, e però di struttura porfirica.
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