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      20°. Dicesi ovario la parte inferiore del carpello, quella cioè che contiene i germi; e questi sono chiamati òvuli.
     
      21°. Stilo, (fig. 114.) è il prolungamento (S) filiforme della sommità dell'ovario; e stimma il corpo glandolare (s), in cui termina lo stilo.
      22°. L'ovario, quando à, come spesso avviene, tante logge quanti sono i carpelli che formano il pistillo, riceve il nome di biloculare, triloculare, o moltiloculare secondo che due, tre, o più carpelli formano il pistillo. [vedi figura 119.gif] [vedi figura 120.gif] [vedi figura 121.gif]
      23°. L'ovario stesso è detto libero o supero se (fig. 116.) non aderisce al calice, e sta sopra gli involucri del fiore, infero o aderente se (fig. 117.) forma un sol corpo col calice, parietale se i carpelli (fig. 118.) sieno inseriti sulla superficie interna d'un calice tubuloso.
      24°. Ogni punto dei margini ripiegati del carpello, al quale (punto) è attaccato un ovulo, si noma placenta o trofosperma.
     
      25°. Riceve il nome d'inserzione ipogina (fig.119.) la posizione che ànno gli stami, i quali si ritrovano inseriti sotto l'ovario, che allora è supero.
      26°. Si domanda inserzione perigina (fig.120.) quella, per cui gli stami stanno inseriti sul calice e quindi attorno all'ovario, cosicchè levando il calice si levano anche gli stami.
      27°. Inserzione epigina (fig.121.) è quella, per cui gli stami sono inseriti sopra l'ovario, che allora è infero.
      28°. È chiamata fecondazione la funzione, per la quale il polline dà agli ovuli l'attitudine di mutarsi in semi, e produrre nel loro interno gli embrioni.


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Elementi di Fisica Universale
Parte Prima
di Francesco Regnani
Stamperia delle incisioni zilografiche Roma
1863 pagine 395