8°. Che Galileo prima di essere condannato avea commesso molte imprudenze, ed usato modi che meritavano una efficace repressione; "trattò gli avversarii con zelo acerbo" confessa lo stesso Libri contrario a Roma; "Galileo si era fatto una folla di nemici pel modo accanito con cui egli trattò gli avversarii. Imperocchè flagellò gli aristotelici non rigorosamente, ma ferocemente, ed agli attacchi replicò sempre con sarcasmo spietato, e li assalì talvolta senza rispetto all'ingegno e alla sventura; basti nominare Torquato Tasso". Così Cesare Cantù (Tomo IX. Lib. XV. Capo XXXVI.):
9°. Che Galileo si rese colpevole per molti falli; giacchè mancò alla parola data al Cardinal Bellarmino di sostenere il sistema non come tesi incontrovertibile, ma solo come ipotesi; giacchè disubbidì all'intimazione avuta, stampando non a Roma, ma a Firenze, non in latino, ma in italiano i suoi Dialoghi, dopo che erano state proibite tutte le opere scritte in difesa del moto della Terra; giacchè mise in caricatura, e in bocca dell'ignorante Simplicio le ragioni recategli confidenzialmente in contrario da quell'Urbano VIII, che avea scritto un Breve al Gran Duca di Toscana per raccomandarglielo, ed avea assegnato una pensione a lui stesso, ed a suo figlio, e da Cardinale lo avea encomiato per le stampe: giacchè Galileo non cessava dall'insistere e pretendere che la Scrittura venisse interpretata a seconda di un'opinione tuttora incerta ed a quei tempi universalmente derisa, e in ciò racchiudevasi il pericolo, che i particolari si arrogassero il diritto di interpretare la Bibbia a lor talento;
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