2° Ad ovviare alla maggior parte di questi inconvenienti gli Accademici del Cimento, tenendo la bolla, o (come anche dicesi) il bulbo in basso, empierono lo strumento di acquarzente, lo riscaldarono fortemente, e poscia chiusero il cannellino colla lampada. Di che, il raffreddamento facendo ristringere il liquido, rimaneva vuota una porzione del tubetto. Quindi è che, sottoponendo lo strumento a più intensi raffreddamenti, la sua porzione vuota veniva ad ingrandirsi; ed invece s'impiccoliva, per lo salire che vi faceva l'acquarzente, quante volte questessa si trovasse esposta a più alte temperature. Così la chiusura del cannellino soppresse il difetto proveniente dalla pressione dell'aria; ed inoltre il primitivo riscaldamento del liquido potea essere assai maggiore di quello dell'aria: e quindi veniva aumentata la estensione della misura. E' pare che sia stato Leopoldo de' Medici il primo ad adoperare l'acquarzente, e proporre che fosse sigillato il tubetto, mentre il liquido vi bollia per entro.
3° Ma nel termometro degli Accademici del Cimento mancava, come nel galileano, un punto fisso, che rendesse confrontabili fra loro le indicazioni dei diversi termometri; specialmente poi di quelli costruiti in diversi paesi da artefici differenti. Gli stessi Accademici tentarono di porre un riparo a questo difetto, facendo segnare a tutti il 13,5 là dove si stringeva lo spirito di vino di un termometro immerso nel ghiaccio, e 43 là dove si sollevava esposto al Sole nel cuor della state.
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