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      Basta a ciò, che sia in pronto un cannocchialetto (AO), e, ad una certa distanza, una scala (B), o regolo, contrassegnato come una biffa. Perchè, guardando su qual numero (B) della scala risponda l'imagine della punta medesima, ogni volta che questo strumento viene trasportato in una diversa latitudine terrestre, si potrà verificare, se l'asse (NM) della molla conservi o no dovunque le medesime dimensioni. Or bene: prese tutte le precauzioni, affinchè non si scambino le variazioni di tal lunghezza pel variar del peso con quelle che potrebbero derivare o da cangiata temperatura, o da una qualsivoglia alterazione della molla medesima; si trova che realmente la molla, quando si reca verso l'equatore, si accorcia, e tanto più si distende, quanto si porta più verso i poli. Ma l'esperienze più esatte si fanno con un pendolo; cioè contando le oscillazioni che, a parità di tempo, si compiono in diverse latitudini. Di queste terremo discorso nella Parte matematica; ove tratteremo esprofesso del pendolo: per ora contentiamoci di sapere che con quest'ultimo metodo si può precisare, come un corpo, il quale ai poli pesa 194 libbre, all'equatore non ne pesa che sole 193. II. Oggidì la cosa medesima può dimostrarsi, direi quasi, a priori; cioè può dedursi dalla sua cagione; il che equivale a spiegarla. Conciossiachè per quella stessa ragione, per la quale non cade l'acqua da un secchio, che venga girato rapidamente per un circolo verticale; e per la quale la fune, a cui il secchio medesimo è appeso, viene stirata con molta energia; per la forza medesima, che si chiama forza centrifuga, tutti i corpi terrestri sono spinti a fuggire per la prolungazione del raggio di quella circonferenza, cui ciascun giorno percorrono in virtù della rotazione della Terra.


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Elementi di Fisica Universale
Parte Seconda. Volume Primo
di Francesco Regnani
Stamperia delle incisioni zilografiche Roma
1863 pagine 424

   





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