Quando si principiò a studiare i cristalli, si sperò che la forma di un corpo potesse essere indizio sufficiente per riconoscerlo. Ma presto si vide, che più sostanze diverse cristallizzano sotto la stessa forma, e per converso una medesima sostanza assume forme svariatissime. La prima cosa non toglierebbe in tutto il vantaggio accennato, in quanto che ristringerebbe almeno il campo del dubbio. La seconda poi riceve nel fatto una limitazione: perchè le varie forme, assunte da una medesima sostanza, possono ridursi tutte, ad una medesima e determinata classe. A comprendere tal cosa giova stabilire prima le leggi, che regolano il fatto della cristallizzazione, e determinare il senso dei vocaboli adottati a rappresentarli.
I. LEGGI. 1° Una sostanza cristallina non si rompe con facilità, che secondo alcuni piani levigati e costantemente inclinati fra loro. Infatti se un cristallo, poniamo di spato d'Islanda, riceva un colpo secco, si spartisce in più lamine a facce pulimentate e parallele; le quali alla loro volta si scompongono in più romboedri (fig. 60.). Spesso è assai più facile la frattura in una direzione che in ogni altra, come accade nel gesso, o solfato di calce cristallizzato, detto volgarmente specchio d'asino: e allora tale sostanza si scompone assai agevolmente in lamine regolarissime; ma vi sono ancora due o tre altre direzioni, nelle quali la sostanza si divide in modo, che le due facce di frattura sono piane e levigatissime. Che se talora non riesce tanto facile effettuare tal divisione; ciò non ostante si vede abbastanza, col solo riguardare con qualche attenzione il cristallo, che essa è preparata già dalla Natura proprio in certi determinati sensi.
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Islanda Natura
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