Prima s'invita su di un piede metallico (fatto apposta e collocato sotto a questa lance medesima) il vaso cilindrico (A); e, per mezzo di pesi (P) collocati nell'altra lance, si fa aderire il fondo mobile alla bocca inferiore del vaso. Quindi vi si versa dell'acqua fino ad una certa altezza (I); e poi moderando acconciamente i pesi (P), si misura quale pressione faccia l'acqua sul detto fondo mobile. Ciò fatto si svita il vaso cilindrico, e sullo stesso piede metallico s'invita il vase convergente (B); e in questo pure si versa acqua fino all'altezza medesima segnata da un indice (I) fermato sul piede già nominato. Si vede che si esigono i pesi stessi a sostenere questa minore quantità d'acqua. Finalmente si sostituisce il vase divergente (C), vi si mesce quella maggior quantità d'acqua, che è necessaria per empirlo fino all'altezza solita (I); e parimente si prova col fatto, che i pesi stessi sono sufficienti e necessarii a sostenere la pressione sofferta dal fondo mobile. Ora tali pesi sono appunto quelli che equivalgono al peso dell'acqua contenuta nel vase cilindrico; e questo può considerarsi come un prisma d'infiniti lati. È dunque vera la tesi.
III. COROLLARII. 1° Dunque il liquido contenuto in vasi di forma diversa, ma di fondo uguale, se è alto ugualmente, esercita sui detti fondi la pressione medesima: e questa (qualunque sia la massa del liquido) è uguale al prodotto, che si ottiene, moltiplicando l'area del fondo per la profondità di questo stesso, e pel peso specifico del liquido.
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