Ma frattanto si riapre la valvula (U) dello stantuffo, ed il cilindro si riempie d'aria; come si empirebbe d'acqua, se, invece di essere immerso in quella, fosse tuffato in questa, alla maniera di una tromba premente (37. II. 2°). Abbassando nuovamente lo stantuffo, l'aria or ora entrata nella tromba è costretta a passare nel recipiente; ed al rialzarlo torna a riempirsi la tromba; e riprincipia il giuoco di prima. Or bene: la elasticità, che si svolge nell'aria compressa, à la stessa forza sulle valvule, dovunque sieno esse collocate. Se dunque dalla uguaglianza di elasticità può arguirsi l'uguaglianza della condensazione, dobbiamo dire che l'aria, anzi ogni vapore (poichè il fatto si avvera in tutti) tende a condensarsi uniformemente. Infatti, a mano a mano che entra altr'aria nel recipiente, si stenta sempre più ad abbassare lo stantuffo, e finalmente l'aria addensata acquista tal forza, che la valvola del canale non può più aprirsi; anzi avverrà forse che il recipiente si spezzi. Tanto si rinforza l'elasticità degli aeriformi condensati! Ed è però che, a provvedere alla incolumità dei circostanti, si suole racchiudere il recipiente dentro una gabbia di fili d'ottone, la quale arresti almeno i frantumi, che al suo spezzarsi sarebbero lanciati intorno con grande impeto. Del resto la violenza, che fa l'aeriforme compresso contro le pareti del recipiente, è uguale in ogni parte.
IV. COROLLARIO. Per lunghi che sieno i condotti del gasse dell'illuminazione, per varia che sia la distanza dei becchi dei fanali dallo stabilimento, ove si fa e donde deriva il gasse medesimo, questo à in tutti i canali la condensazione stessa, ed esce all'aperto colla stessa forza.
| |
|