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      In altri barometri invece si è resa mobile la scala, affine di riportarne in ciascuna osservazione lo zero al livello della vaschetta. Ma chi è riuscito a superare completamente questa difficoltà è stato il nostro Orìgo. Questi à fissato la scala (fig. 194.), e ne à collocato lo zero in un punto noto, cioè nel punto estremo (a) di un ago d'avorio fermato al cielo della vaschetta; ed afhnchè il livello del liquido possa essere sempre riportato precisamente al sito stesso (in a), à dotato la vaschetta di un fondo mobile (nm) di pelle di daino: il qual fondo, e per conseguenza anche il livello (o) dell'idrargiro, può innalzarsi ed abbassarsi a piacere per mezzo di una vite di pressione (V). Anzi può innalzarsi a segno (fig. 193.), da ottenere che tutta la canna (dE) si riempia di liquido, e così venga eliminato il pericolo che, col trasportare lo strumento ed inclinarlo o scuoterlo, l'urto del mercurio spezzi il tubo. È questo il barometro che suol chiamarsi di Fortin; perchè questi ne è stato erroneamente riputato l'inventore.
      3° Ma nei barometri, oltre il difetto or ora esposto che può chiamarsi della incostanza dello zero, vi è il difetto di capillarità. Negli ordinarii barometri, sebbene di sezione non tanto angusta, vi è sempre una depressione di 2 o 3 millimetri per la capillarità. Questa per altro si può correggere addizionando in ogni osservazione tanti millimetri, quanta è la depressione assegnata dalle Tavole (che sono già costruite), per una sezione uguale a quella della canna barometrica.


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Elementi di Fisica Universale
Parte Seconda. Volume Primo
di Francesco Regnani
Stamperia delle incisioni zilografiche Roma
1863 pagine 424

   





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