Riscaldato al rosso scuro evapora in tanta abbondanza, da divenir prima aeriforme che fuso.
Il suo vapore è scolorito, à odor d'aglio, densità 0,1037, e si depone in forma di cristalli brillantissimi romboedrici.
2° Tellurio (Tellurium) Te = 801,76. Bianco argentino, assai simile all'Sb, splendido come un metallo, fragilissimo, denso 6,26, brucia all'aria con fiamma azzurrina, e con odore suo singolare. Ad altissima temperatura evapora, al calor rosso si fonde, raffreddato acconciamente assume una tessitura cristallina romboedrica. È molto raro, ma talvolta si trova nativo. Muller di Reichenstein lo scoperse nel 1782 nelle miniere d'Au della Transilvania, e Klaproth ne svelò le proprietà.
3° Selenio (Selenium) Se 495,28. È di color bruno carico, di frattura concoide e vetrosa, di densità 4,3; dove è abbastanza sottile è pellucido per luce rossa; brucia con fiamma gialligna, spandendo odore di rape fracide. A 200° è liquido bruno cupo, a 700° è vapore gialliccio; prima di solidarsi è viscoso, e allora si può tirare in fili sottilissimi. Fu scoperto nel 1817 da Berzelius.
4° Iodio (Iodium) I = 1586. Questa sostanza fu ritrovata nel 1812 da Courtois, e poi caratterizzata da Gay-Lussac. È in pagliette di color grigio carico, fornite in alto grado di splendore metallico; denso 4,9; à odore singolare; cristallizza per soluzione e per sublimazione; ed è uno dei più forti veleni. In poca quantità tinge una massa considerevole di amido in azzurro assai carico; a 107° diviene un liquido quasi nero, a 180° bolle; a temperatura ordinaria manda vapori violetti, quindi il suo nome derivato da iodes violetto.
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