Empiuto d'acqua il recipiente mentre gli orifizii sono chiusi, le pressioni esercitate dal liquido su tutte le pareti del tubo si distruggono a vicenda due per due. Ma aperti gli orifizii (A), le pressioni sofferte dalle pareti (B) opposte agli orifizii medesimi, non essendo più controbilanciate, spingono il vase a girare (da A verso B). Collo stesso principio si spiegano le ruote a reazione, come chiamano, il movimento dell'eolipila posata sopra un carretto, e l'indietreggiare de' fucili e de' cannoni nell'atto che sparano.
(41) Di qui desumono i pratici la regola per valutare la stabilità degli argini, la solidità delle cataratte, e la spessezza da darsi ai tubi destinati a condurre, e distribuire le acque.
(42) Sono applicazioni di questa legge i così detti doccioni. Questi son tubi di materiale o di ghisa, i quali servono a condurre l'acqua da una scaturigine elevata ad un luogo altrettanto alto dopo averla fatta passare sotto una valle anche molto profonda. Un'altra applicazione del principio stesso è la livella ad acqua. Consiste questa (fig. 186.) in due vasetti (M, N) di vetro comunicanti, i quali s'empiono quasi di acqua. I due livelli di questa segnano una retta (MN), che è certamente orizzontale. Si collochi pertanto a distanza una biffa (B), e s'innalzi o s'abbassi, finchè traguardando coll'occhio posto dietro ad uno (M) di questi vasetti veggansi sopra una stessa linea i due detti livelli (M, N) ed anche il punto, in cui s'ìncrocicchiano le due rette ortogonali, che dividono la biffa (B) in quattro quadretti.
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