L'apertura più piccola vien posta sulla fiamma, e l'operatore soffia per l'altra bocca. Talvolta nell'angolo (fig. 205.) del cannello si pone un piccolo recipiente (R) cilindrico, che serve e come serbatoio d'aria, ed a trattenere l'umidità trascinata da questa; la quale umidità, finita l'operazione, può estrarsi per una piccola apertura, che ritrovasi al fondo del recipiente ed è chiusa da un turaccioletto. Anticamente si adoperava l'eolipila, in cui la fiamma da ripiegare a dardo riscaldava l'acquarzente chiusa in un sovrapposto calderottino, affinchè, a mano a mano che l'acquarzente convertivasi in vapore, uscisse per un cannello e si gettasse sulla punta di quella stessa fiamma, che lo avea generato. Ma al presente è più in uso la lampada dello smalmatore (fig. 206.). In questo apparecchio vi è un mantice (F) doppio (e però a vento continuo), che è messo in moto da un pedale (P), ed un tubo che porta il vento al becco (O), dinanzi a cui trovasi la fiamma di una lampada (L) ad olio, dalla quale s'intende ricavare un buon dardo.
(52) Davy per vantaggio dei minatori costruì una così chiamata lampada di sicurezza (fig. 208.), circondando la fiamma con un tubo di vetro chiuso alle due sue estremità con tele metalliche. Questa lampada può essere portata senza pericolo in un miscuglio esplosivo. Combes l'à modificata (fig. 209.) in modo da riunirvi tutti i perfezionamenti conosciuti fin qui, e segnatamente sì quello di avviare sulla fiamma con una coppola (oo) l'aria, che à trapassata la rete metallica (cc); come quello di un tubo (T), che ritiene la fiamma nell'asse dell'apparecchio, e di un'asta (r), la quale, passando per un cannello che traversa l'olio del serbatoio, permette di accomodare il lucignolo senza smontare la lampada.
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Davy
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