(55) Conoscevasi da alquanto tempo che i combustibili, esposti a temperatura elevata, sviluppano degli aeriformi infiammabili, quando nel 1776 Lebon, ingegnere francese, inventò la sua termolampa, specie di fornello, in cui distillava del carbone per ottenerne il calore necessario a riscaldare un'officina e dei gassi per illuminarla. Murdoch nel 1792 introdusse in Inghilterra questo modo d'illuminazione, e nel 1802 costruì una grande fabbrica di gasse, ed illuminò la vasta fonderia di Watt e Ballon. Poco dopo fu illuminato a Parigi l'ospedale Sanluigi; e nel 1820 il palazzo ed il quartiere del Lussemburgo. Da allora in poi l'illuminazione a gasse si è rapidamente propagata; ed oramai, non che gli stabilimenti ed i palazzi, le vie di tutte le capitali europee ed americane sono ogni notte con questo metodo rischiarate. Sebbene il gasse per l'illuminazione possa estrarsi dal carbon fossile, dalle resine, dall'olio, dai grassi, e da qualsivoglia sostanza organica; sebbene quello estratto dalla resina sia due volte più splendido, e quello estratto dall'olio lo sia tre volte; sebbene quello del carbon fossile sia più imbrattato di sostanze eterogenee, dalle quali convien separarlo; ciò non ostante è da quest'ultima sostanza, che (tutto calcolato) è più economico lo estrarlo. Siccome la preparazione del gasse esige tre operazioni: la distillazione, la condensazione, e la depurazione; per la distribuzione è necessario il gassometro; e la valutazione della quantità somministrata si fa per mezzo del così detto contatore o regolatore; su questi cinque punti terremo separato discorso.
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