E però conviene isolare da tutte queste sostanze eterogene il gasse adatto per l'illuminazione. Tutti questi prodotti, che si sollevano dalle storte, salgono pei tubi (T) annessi alle storte medesime, e quindi scendono nel gran cilindro (KK), chiamato bariletto (fig. 226, e 227.), che corre davanti a tutti i forni, ed è ripieno per metà d'acqua, nella quale vengono a tuffarsi le bocche dei tubi (T) sopraddetti. Con che è intercettata la comunicazione fra le storte e tutti i seguenti apparecchii. Nel bariletto s'effettua una prima condensazione dell'acqua e del catrame; e però esso è munito di un purgatorio per mantenere il liquido ad un livello costante, e fare continuarnenie scolare l'eccesso dei prodotti condensati.
Ma l'immersione dei tubi (T), per 1 o 2 centimetri nel liquido del bariletto, produce sul gasse una debole pressione: alla quale viene ad aggiungersi tanto quella proveniente dagli attriti e dalle immersioni degli apparecchii seguenti, quanto quella originata dal peso del gassometro, cui il gasse dee sollevare; e finalmente, se la fabbrica è più alta dei becchi, nei quali dee ardere il gasse, anche la maggior pressione atmosferica corrispondente alla differenza delle due altezze dal livello del mare. Queste cause riunite fanno sì che la pressione totale arrivi a pareggiare quella di 25 o 30 centimetri d'acqua; pressione che fa deteriorare le storte, e spinge il gasse ad uscire per ogni più piccola fessura. Si potrebbe ovviare a questi inconvenienti collocando la fabbrica più in basso dei siti, ai quali s'à da distribuire il gasse; ma ciò non è sempre possibile.
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