2° Quanto alla rigidità delle funi, si avverta che, a far sì, che queste si ravvolgano intorno alle puleggie, si esige l'impiego di una certa forza, la quale vinca la resistenza opposta dalla loro non perfetta flessibilità: forza che non è stata calcolata nelle formole teoriche. Ond' è che la potenza o la sola resistenza potrebbe essere alquanto maggiore di quello, che ivi è stabilito, e ciò non ostante l'equilibrio non ne verrebbe turbato. Per romperlo, converrà invece che una delle due forze superi l'altra più che un poco. Dagli esperimenti risulta che una fune, cui vuolsi piegare, resiste tanto più, quanto è maggiore il peso che l'aggrava, quanto la fune è più grossa, e quanto è minore il diametro del cilindro, a cui essa s'avvolge. Anzi si suole ammettere comunemente, dietro le sperienze di Desaguliers, che le rigidità delle funi sono come i loro raggi moltiplicati pei pesi, che le tendono, e divisi pei raggi dei cilindri, intorno ai quali s'avvolgono.
3° Fra tutte le resistenze addizionali la più importante, e quella eziandio, sulla quale si sono stabilite alcune leggi un poco più esatte, è certamente l'attrito. Non v'è bisogno di dire che l'attrito diminuisce col levigare le superficie, le quali debbono strisciare insieme; oppure collo spalmarle di materie untuose e grasse, le quali empiano le cavità, ed entrino esse medesime nel conflitto, sostituendosi alle sostanze dure più soggette alle mutue attrizione.
4° Riesce difficile stabilire delle leggi generali, per le quali si possa in ogni caso valutare la resistenza d'attrito, Dacchè la tessitura delle superficie, il loro grado di consistenza, la pieghevolezza delle loro prominenze, la forma e le dimensioni dei risalti e dello cavità variano anche nei solidi della specie medesima.
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