Risulta dall'introdurre nella formula quest'ultima condizione.
2° Dunque quando vi è un pieno disaccordo, la detta intensità è uguale alla differenza a-a'.
3° Dunque allorchè i due sistemi di onde distano fra loro di un quarto d'ondulazione, la intensità risultante è uguale alla radice quadra della somma dei quadrati a2+a'2.
79. Diffrazione, e limiti dei raggi riflessi e rifratti.
I. SCOLII. 1° Supponiamo che C (fig. 208.) sia il punto raggiante, AG un corpo opaco, ed AME l'onda luminosa, che imbatte sull'orlo A. Dividasi quest'onda in un numero infinito di archetti Am', m'm, mM, Mn', n'n",..., da ciascuno dei quali si partono tante onde elementari in tutte le direzioni, avendo l'onda primitiva perduto il suo equilibrio trasversale per l'incontro dell'opaco. Per riconoscere l'intensità di luce in un certo punto P, sono da eliminarsi i raggi EP, FP, IP, assai inclinati sulla normale; gli effetti dei quali si elidono a vicenda. Infatti prendansi gli archi EF ed FI di tale estensione, che EP-FP = FP-IP = lambda:2; ove lambda rappresenta la lunghezza dell'onda. Essi archi saranno quasi uguali, e i raggi da essi inviati in P riusciranno sensibilmente paralleli, e mutuamente si distruggeranno. Restano dunque solamente i raggi che deviano pochissimo dalla normale; i quali perciò andranno quasi nella direzione medesima, ed avranno la stessa intensità. Quindi il problema si riduce a definire la intensità, che à in P la luce risultante dal concorso di tutti i raggi elementari poco inclinati alla normale, che partono da diversi punti dell'onda primitiva AME, e procedono paralleli.
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Supponiamo Dividasi
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