Simili instituzioni sono i monumenti i più onorifici per quelli che hanno servito la patria, valgono di sprone il più potente per quelli che devono ancora servirla; sono i documenti i più autentici della storia patria, e sono infine i precettori della filosofia e della morale, che persuadono assai più di tutti i ragionamenti, di tutti gli scritti.
Ciascuna Festa ripeteva dunque un’origine sua particolare. Quasi tutte per instituzione dovevansi celebrare ogni anno, e la lor durata esser doveva quella della Repubblica. Il popolo le riguardava come un nuovo pegno della sua indipendenza, ed avevale care, poiché vi compariva egli stesso come attore, come spettatore, e come giudice insieme. In mezzo ad esse egli sentiva crescere il suo ardimento, vedeva dilatarsi i suoi lumi, e la loro celebrazione gli richiamava in mente quelle illustri e memorande azioni, che avevano contribuito al comun bene. Gustandosi dopo alcuni secoli di questa felicità ripartita sopra ciascun cittadino, rimaneva il popolo appieno convinto, che quelle erano Feste veramente nazionali, e sfoghi sinceri dell’universale contentezza. Per esse univansi tutti i tempi sotto un sol punto di vista; il presente diretto dalla cognizion del passato, tramandava al futuro un carattere nazionale. La riunione spontanea in simili occasioni di tutti li Magistrati, e di tutti li cittadini nasceva dal general entusiasmo, che fuor di dubbio è la leva più possente per innalzare l’anima e i cuori, e per dirigerli con un sol movimento inverso il bene di tutta la grande famiglia.
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