” Spiccherà in oltre in queste Feste il grado sempre distinto ch’ella ottenne tra le potenze di Europa, e la sua felice ed affatto straordinaria sorte di aver dato a molti vinti la legge senza essere mai divenuta conquista di alcun vincitore.
Esse per ultimo offriranno la pittura dell’indole, delle opinioni, delle usanze, de’ costumi di un popolo molto diverso dagli altri tutti oggidì esistenti, ed in cui l’uomo osservatore troverà raffigurati gli antichi popoli della Grecia e di Roma. Che se allora quando si rivolge la mente alle immortali geste degli antichissimi eroi. La cui effigie appena conservasi ne’ bronzi e ne’ marmi, svegliasi in ogni seno un generoso palpito di emulazione, quale senso inspirar non dovrà la rappresentazione vera della gloria acquistata da que’ personaggi, di cui portiamo tuttavia li medesimi nomi, e quasi l’impronta sul volto di quelle medesime venerande fisonomie?
La critica potrebbe rimproverarmi qualche anacronismo nella successione delle mie Feste; ma è uopo osservare ch’esse cangiarono spesso divisa secondo le circostanze de’ tempi, e che per poter particolareggiare utilmente ne’ racconti, conveniva discendere ad epoche posteriori alla primiera lor fondazione. Non avendo dunque potuto far sempre susseguitare la festa all’evento da cui trasse l’origine, io chieggo qualche indulgenza, se talvolta sconvolsi l’ordine dei tempi, ed abbracciai quello che mi parve il più proprio, acciocché la lettura portasse seco maggior interesse e piacere, ora variando i soggetti, ora approssimando quelli che hanno fra di loro maggiore analogia.
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