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      Radagasio avea passato le Alpi, il Po, e gli Appennini co’ suoi Visigoti, ch’erano i Goti vagabondi, e con i Gepidi; e senza trovar opposizione alcuna, avea già preso molte città, che furono tosto saccheggiate, e distrutte. All’avvicinarsi di que’ barbari a Roma, il Senato, ed il popolo tutto furono compresi da tale spavento, che i più presero la fuga, e molti vennero ad accrescere la popolazione delle nostre lagune. Ma Radagasio, quell’orgoglioso monarca di tanti popoli guerrieri, dopo la perdita di quasi tutta la sua armata, cadde vittima del valore di Stilicone, che per la seconda volta, cioè nell’anno 405, meritò il nome di Liberatore dell’Italia. Egli non pertanto questo liberator valoroso cadde vittima anch’esso, non del valore altrui, ma dell’invidia e della gelosia, passioni che regnano sempre nelle monarchie. Da quel momento le truppe ausiliarie del debole ed imbecille imperatore di Costantinopoli, vo’ dire Onorio, oltraggiate dall’ingiustizia crudele di aver messo a morte il loro generale, ad altro non aspirarono che alla vendetta. Gettarono gli occhi su quel medesimo Alarico, il quale non aspettava che l’occasione favorevole per ricalcare le prime sue orme. Rinforzato in tal modo, passò le Alpi, il Po, saccheggiò le città di Aquileja, di Altino, di Concordia, ed altre; poscia continuò le sue stragi sulle coste del mar Adriatico. Felici, mille volte felici, quelli che poterono scampare da tanti orrori, e ricovrandosi in queste pacifiche lagune, godervi di una vera sociale felicità! Alarico proseguì la sua marcia, e spiegò le sue tende sotto le mura di Roma.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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