Una cospirazione segreta fece aprirgli di notte le porte della città, e gl’infelici abitanti si risvegliarono allo squillo spaventevole delle trombe de’ Goti. L’anno 410, o sia il mille cento e sessantatrè dopo la fondazione di Roma, quest’imperiale città, che avea sottommesso, e civilizzato la maggior parte della terra, venne abbandonata al furore degli Sciti de’ Goti e de’ Germani. Non potrebbesi annoverare la quantità di quelli, che da uno stato comodo, ed onorato furono ridotti in un istante all’orrenda situazione di schiavi, e di profughi. Tante calamità fecero cercare agli abitanti di Roma gli asili i più sicuri, e i più rimoti: i nostri tranquilli Isolani quindi si accrebbero.
Alarico, dopo un breve soggiorno a Roma, postosi alla testa delle sue armate cariche di ricche e pesanti spoglie, si avanzò verso le provincie meridionali dell’Italia, e vagheggiando la Sicilia, non la riguardava però che come un primo passo a confronto della spedizione importantissima dell’Africa, ch’egli già meditava; ma la sua prematura morte, accaduta in seguito di una breve malattia, troncò tutti i vasti disegni di conquiste. Allora i barbari d’una voce unanime collocarono il bravo Adolfo sul trono del cognato Alarico. Adolfo conoscendo il costoro carattere indocile, fiero ed incapace di assoggettarsi a quelle leggi, senza le quali non vi può essere un solido e civil Governo, rivolse tutta la sua gloria e ambizione a difendere l’impero romano, e a conservare la sua proprietà. Dietro queste pacifiche mire, il nuovo re de’ Goti concluse un trattato di alleanza colla corte di Oriente; poscia diresse la sua marcia verso la Spagna, e in tal modo l’Italia si vide l’anno 414 liberata da’ Goti e dagli altri barbari.
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