Ma nuove calamità ripullulate sul Continente tornarono a vantaggio de’ nostri isolani. Questa infelice Italia per necessaria conseguenza delle sofferte sciagure era a tale stato di miseria e di desolazione ridotta, che non vi avea più con che pagare le truppe, e le terre medesime restavano incolte. Da ciò nacque che i barbari quivi assoldati vennero alla risoluzione di prendersi in loro proprietà le terre per coltivarle, e trarne profitto. Vollero però farne la inchiesta formalmente ad Oreste, che regnava in Italia in nome di Augustolo. Oreste rigettò la dimanda, e questo rifiuto favorì l’ambizione di Odoacre, generale degli Eruli, il quale attrasse sotto i suoi stendardi tutti i malcontenti, fece proditoriamente uccidere Oreste, e costrinse Augustolo a rinunziare all’impero, segnando di sua mano la propria disgrazia. Nè pago di ciò ancora volle che Augustolo significasse al Senato la sua risoluzione, come se spontanea fosse, e che il Senato medesimamente dirigesse all’imperator Zenone una lettera in nome della Repubblica, per rappresentargli l’inutilità di un sovrano in Italia, e per dichiarare che un solo monarca era sufficiente per riempire della sua maestà l’Oriente e l’Occidente. Gli fu forza in oltre di aggiungere, che le virtù civili e militari di Odoacre meritando la pubblica confidenza, egli supplicava l’imperatore di accordar ad esso il titolo di patrizio, e di governatore d’Italia. In tal modo Odoacre, quantunque senza nome di re, fu il primo principe barbaro che nell’anno 476 regnò sopra un popolo, innanzi al quale erasi sottomesso l’universo tutto.
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