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      Si convenne dunque di stabilir subito nell’Isola di Malamocco la nuova sede del Governo, e si sostituì al Doge un annuo Magistrato, detto Maestro della Milizia, cercando allontanare con tale denominazione l’idea de’ Tribuni a cagione de’ torbidi passati, e quella del Doge per le sciagure presenti. Ma non per ciò furono più tranquilli. Molte sommosse si suscitarono nelle isole, le quali finirono col privare il quinto Comandante della luce degli occhi: tanto era viva l’indignazione verso di lui, e veemente il desiderio di cangiare l’attuale Governo. Mormoravasi altamente, e dicevasi, che questa nuova dignità sia pel corto tempo della sua durata, sia per la sua debole riputazione, non era sufficiente a moderare la licenza di una nazione divenuta numerosissima, nè per impedire le turbolenze troppo frequenti, che non erano mai accadute, durante il Governo de’ Dogi. Tutti in fine concorsero nell’opinione, che per la tranquillità, per la sicurezza comune conveniva rimettere un Governo che non fosse soggetto ad incomodi cangiamenti, o ad avvenimenti scandalosi. Si ritornò dunque all’elezione de’ Dogi, e fissossi la loro residenza nell’isola di Malamocco. Ma quantunque si fosse deciso di non cangiare mai più questa forma di Governo, pure il quarto, il quinto, il sesto Doge furono condannati a quel supplicio medesimo, a cui sottostar dovette l’ultimo Maestro della Milizia: supplicio ancor più spaventevole della morte, e che sembra separar l’uomo dalla natura. Quanti soggetti di riflessione!


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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