Affondarono grosse barche ripiene di sassi per impedire l’entrata nelle lagune dove il tragitto è più facile; poscia attraversarono tutti i canali con palafitte bene strette, e tolsero tutt’i segnali che servono di scorta in quel uniforme cammino. Ma già i Franchi s’impadroniscono di Brondolo; il castello stesso si arrende. Poco appresso cedono e Chioggia, e Palestrina, e Albiola, separata da Malamocco solamente per un piccolissimo canale. I Veneziani per questo non si scoraggiano, anzi ognor più si animano ad opporre forza a forza. Abbandonano l’isola di Malamocco, sede allora Ducale, per essere troppo difficile a difendersi, e vengono ad unirsi nell’isola di Rialto, fermamente risoluti di perir tutti piuttosto che vedervi penetrare il nemico. Dispongono con intelligenza le loro forze, formano una barriera di vascelli all’isola, e deliberano di attendere il nemico, non di provocarlo. Giunge il giorno destinato dai Franchi all’attacco. Si slanciano con tutto l’impeto proprio del loro carattere sopra gl’isolani. Nondimeno i nostri vascelli grossi si conservano fermi in ordinanza, mentre i più leggieri corseggiano, assalgono, si ritirano, e tengono per tal modo a bada la flotta nemica. Frattanto le acque cominciano il loro periodico decrescimento, e si scaricano velocemente in mare. I vascelli Franchi non vengono più regolati; gli uni sono ritenuti nei bassi fondi, e gli altri danno in secco senza potersene trar fuori. Allora il Comandante Veneziano d
à il segnale; tutti in un istante si gettano sopra i Franchi, che separati fra loro ad altro non pensano che a salvarsi.
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