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      I soldati non ascoltano più la voce del loro Generale; questi non ha più direzione; le grida de’ vinti aumentano l’ardire de’ vincitori; tutto è morte e carnificina; il sangue Franco tinge le acque del Canal Maggiore, ed il terribile figlio di Carlomagno è costretto a cangiar l’arroganza in paura, ed è un prodigio se può salvare la vita, fuggendo vergognosamente a Ravenna. Il canale divenuto sepoltura di tanti guerrieri acquistò il nome di Canal Orfano, che tuttavia gli rimane.
      Il finto Pipino non solo depose ogni pensiero di violar più la Veneta libertà, ma bramò di venir egli stesso ad ammirarla, ed a trattare di pace. La proposizione venne aggradita ed accettata. I Veneziani andarono ad incontrarlo con molti navigli a Malamocco. Era egli vestito in tutta la sua regale magnificenza, tenendo in mano lo scettro d’oro. Ascese egli il maggior legno, e rivolto al popolo accorsovi per curiosità, gettò in mare lo scettro, dicendo altamente queste notabili parole: «Siccome ho gettato in mare il mio scettro, che mai più non apparirà di sopra, così non sia mai più ch’io abbia intenzione di far offesa a questo Comune. E siccome solo sopra di me (che senza causa e senza alcuna giusta ragione sono venuto ad offenderlo) è discesa l’ira di Dio, così possa essa sempre discendere sopra tutti coloro, che ingiustamente ne’ secoli futuri venissero ad offenderlo.»
      Recossi indi a Rialto fra le acclamazioni del popolo. La pace assicurò ben tosto la libertà e l’indipendenza degl’isolani, che da questo trattato colsero ben anche vantaggi grandissimi pel loro traffico nazionale.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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