Oltre le generali cagioni di tale ignoranza, ne abbiamo altre ancora di nostre particolari. Le Venete isole non erano per anco costituite in città, e forse non tutte vollero concorrere al trionfo d’Ippato, il quale essendo di Eraclea, colà risedeva, ed era detestato dai veri patrioti, che male sofferivano il di lui tuono arrogante ed imperioso. Aveva egli de’ partigiani, è vero, ma qual è il principe men degno di lode, che non ne abbia? Le dissensioni ed i partiti infierivano ognora più fra gl’Isolani, e le cose giunsero a segno, che il partito dichiarato per la libertà, ch’era il più numeroso, assalì il Doge nella sua propria casa, e si vendicò d’ogni oltraggio col dargli morte. Indi si volle persino abolita la Ducal dignità, la quale venne sospesa per lo spazio di cinque anni. In questo stato di cose, dove e come rintracciar potrebbonsi Feste e trofei di quel tempo? Perchè dunque parlarne, mi si dirà da taluno? Perchè il mio assunto è di parlare non tanto delle Feste, quanto della loro origine; perchè è certo, che il militare avvenimento della presa di Ravenna alcune ne fece nascere; e perchè infine ridonderà in gloria della nazione, il poter conoscere come anche in un’epoca sì rimota vi fosse tra noi tanta sagace politica, per bene scegliere il partito da prendersi; tanto amore di libertà per andare contro i pericoli a danno di chi la odiava; tanta venerazione verso il Capo della chiesa per aderire alle di lui brame; e finalmente tanto valore e tanta scienza militare per dirigere un’impresa certamente non comune, e ferace di grandi conseguenze.
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