I nostri mercadanti mostravano vivo dolore e somma indignazione d’una sì esecranda rapina, ed insieme spiegarono assai destramente il loro timore per tutto ciò che poteva avvenire di peggio. Fecero vedere, che i Saracini non eran gente da contentarsi di questo, ma sì bene da venire ad eccessi vieppiù detestabili. E chi può sapere, aggiunsero, che non aspirino ancora al corpo di San Marco? La sola idea di ciò (gridavano maliziosamente i nostri) ne fa fremere, e desta in noi un ragionevole batticuore; quindi è che pieni di zelo conclusero, che sarebbe tornato meglio affidar loro questo Santo Corpo, il quale avrebbe ottenuta convenevole collocazione, e sarebbe stato salvo da ogni insulto. La proposizione non poteva essere nè più saggia, nè più giusta: gli stessi religiosi li confessarono; ma come privar se stessi di sì preziosa reliquia, che per loro era fonte inesausta di profitti? Avevano un bel dire i due Veneziani, ora assicurandoli della loro riconoscenza, ora dei premii che dovevano aspettarsi dalla Repubblica, e ancor meglio da Dio per sì gran sacrifizio. Nulla valse a persuaderli. Si pose mano finalmente a quel metallo sì seducente e sì ricercato, che, a somma vergogna della nostra specie, assai spesso fa nascere l’equilibrio tra l’onore e l’infamia, tra la giustizia e il tradimento, tra la riconoscenza e l’esecrazione, tra i talenti e l’ignoranza; l’oro in una parola fu impiegato come un onesto compenso, che non lasciava luogo ai rimorsi. Ci sogliamo d’ordinario dolere, che l’ingordigia umana abbia malamente trionfato della natura, la quale con gran ragione avea rinchiuso questo dannoso e funesto metallo nelle viscere più profonde e più dure della terra; ma l’uso che in tale incontro di esso fecero i nostri navigatori, non può meritare biasimo; nè avverrà, che l’uomo il più severo se ne scandalezzi, quando il lucido incanto ad altro non servì, che a far dissotterrare un morto con intenzioni sì pie, che bastano a giustificare la scelta del mezzo.
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