Superato un inciampo, se ne presentarono degli altri. Siccome conveniva celare ai fedeli di Alessandria il sacro furto perciò si ebbe ricorso ad uno stratagemma. Si stabilì di trasportare il corpo di San Marco in tempo di notte, sostituendovi quello di San Claudio, che non ottenea fama e venerazione sì grande. Ma ciò non bastava essendovi motivo di temere non venisse scoperto dai Saracini presidi alla dogana, soliti a visitar con gran rigore ogni sorta di mercanzia per esigerne il diritto di uscita. Era uopo adunque o lo scansar questa visita, o renderne vani coll’astuzia gli effetti. Parve quindi opportuno collocare il santo corpo nel fondo di un corbaccio, ricoprirlo di erbami, e riporvi sopra molti pezzi di carne porcina. Il ribrezzo che provano i Munsulmani per questo cibo è tale, che non sì tosto i gabellieri poservi l’occhio sopra, lo rivolsero altrove, nè più oltre cercarono. Per tal modo riuscì ai nostri Veneziani di recare felicemente il corbaccio nel naviglio, dove appena giunti spiegarono le vele.
Prospero da principio fu il viaggio; ma poscia insorse fiera burrasca, che pose la nave in gran rischio. Non temevano però i pii marinai di naufragio, avendo il corpo del Santo per mallevadore della loro salvezza, e questa buona fede gli empì di un coraggio, che valse realmente a salvarli. Se ammirasi l’ardimento, quando pur non produce se non se misfatti e rovina negli uomini, ardiremo noi prenderlo in burla, allorchè viene eccitato da una bonarietà divota, e produce effetti non meno innocenti che la loro origine?
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