Sopravvenne alfine la calma ed i viaggiatori arrivarono alla patria, annunziando qual sacro deposito avventurosamente recassero. Sul fatto stesso il Doge, il clero e tutto il popolo accorsero in riva al mare per accogliere quelle spoglie da sì gran tempo desiderate, e con processione pomposa e insieme divota le trasportarono nella cappella Ducale, collocandole entro una cassa sotto l’altar maggiore.
La consolazione de’ buoni Veneziani di possedere un sì prezioso tesoro sorpassò ogni espressione. Da quel momento San Marco fu acclamato il Protettore della città, che quasi contemporaneamente avea ricevuto il suo formale principio. L’immagine del Santo e il suo Leone, divennero il contrassegno di tutti i pubblici monumenti, lo stendardo delle flotte, l’impronta di tutte le monete, la dolce speranza di tutti i cuori. Non vi fu mai eccitamento più valido a tutte quelle imprese che dovevano far prosperare la Repubblica, la cui sorte, secondo la profezia, dipendeva dal possesso di questa reliquia.
I nostri provvidi legislatori che assai bene conoscevano quanto importasse il mantener sempre scolpita profondamente ne’ cuori una divozione da cui scaturivano tanti vantaggi, vollero istituire una festa da celebrarsi ogni anno il dì 31 di Gennajo, nel qual giorno il sospirato deposito approdò a Venezia. Essa celebrossi sino a’ nostri ultimi giorni, ma non consisteva che in una messa solenne a cui interveniva il Doge colla Signoria. Quali altri segni di giubilo si sieno dati il primo giorno dell’istituzione, non potremmo dirlo; mentre non trovasi su di ciò verun documento.
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