Si aggrandì l’area, che prima era troppo angusta, e parve, tal quale è oggidì, abbastanza spaziosa; essendo eguale a quella di Giove Capitolino in Roma. E in fatti gli antichi nell’erigere i templi, non facevano tanto caso dell’ampiezza, quanto della magnificenza. Il Vescovo di Venezia ne gettò la prima pietra sotto gli occhi del Doge, e di tutto il popolo accorsovi. Il lavoro durò più di tre secoli, nei quali non si cessò di far trasportare dalla Grecia i marmi più rari e più fini destinati ad onorarlo. Lungo sarebbe il descrivere le superbe e numerosissime colonne di porfido, di granito e di altre preziose qualità, come pure le insigni sculture, e i mosaici, che adornano e dentro e fuori questa famosa Basilica. È una galleria di cose mirabili, è un edifizio illustre e portentoso. La facciata, benchè in minore stima del resto, rispetto all’architettura, merita tuttavia d’esserlo assaissimo, per i fregi e gli ornati che ci presenta. Veggonsi nelle statue e bassi rilievi gli eroi della religione misti a quelli del paganesimo, e figure mitologiche ed allegoriche. C’è di tutto, dice il Temanza; ma questo tutto è un tesoro di singolari e bellissime produzioni dell’arti. Fra le statue ve ne sono alcune dei primi secoli della Repubblica, e così di mano in mano sino al celebre Sansovino. Non si dee lasciar d’osservare l’eccellente lavoro in mosaico, che trovasi appunto sulla facciata. La scelta del soggetto che rappresenta è analoga al luogo e alla circostanza. Vi si vede espressa per intero la storia della traslazione del corpo di San Marco in Venezia.
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