Il popolo tutto ne fu vivamente afflitto, e in particolare la porzione meno incivilita, e conseguentemente più prossima alla natura e alla schiettezza, non potè nascondere il suo grande cordoglio. Tutti i sudditi della costa marittima del Levante, della Dalmazia, dell’Istria ne diedero i segni più manifesti. Lunga sarebbe, quantunque commovente cosa, il narrarli tutti: siami però concesso il delinear qui la scena interessantissima accaduta in Perasto. Io mi lusingo che non potrà a meno di non ispirare a’ miei lettori i sentimenti medesimi, da cui furono agitati quegli affettuosi abitanti.
Pel Trattato di Campo Formio la Dalmazia doveva passare all’Austria. Quindi il general Rukovina ebbe ordine di prenderne possesso. Li 22 agosto del 1796 arrivò egli con una flotta, e mille soldati da sbarco a Pettana, ch’è un miglio e mezzo lontano da Perasto. I costernati Dalmati veggendo che nulla più rimaneva a sperare, vollero almeno rendere gli estremi onori al grande stendardo di San Marco. A tal fine i Perastini, non che le genti del vicino contado, ed altri ancora si ragunarono dinanzi al palazzo del Capitan Comandante, il quale con dodici soldati nazionali armati di sciabole, seguiti da due alfieri, e preceduti da un tenente, si recò nella sala, dove stava quello stendardo, e la bandiera di campagna, che da molti secoli la Repubblica Veneta aveva affidato al valore e alla fedeltà de’ bravi Dalmati. Doveano essi levare quelle amate insegne; ma nel punto di eseguire un atto che squarciava i loro cuori, perdettero le forze, e tante solamente ne conservarono, quante bastavano per versare un diluvio di pianto.
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