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      Per difensori di una sì giusta causa il cielo e l’amore si dichiarano favorevoli: il vento gonfia le loro vele: raggiungono i rapitori verso Caorle, e scorgonli sulle rive del piccol porto tutti affaccendati in disputarsi, e dividersi le femmine e il bottino. I Veneziani non tardano in punto; gli attaccano con furore, li combattono, li conquidono, nè v’ha pur uno, che sottrarsi possa. Il Doge non abbastanza satollo della vendetta, comandò che i cadaveri fossero tutti gettati in mare, affinchè rimanessero insepolti, e venisse tolto ai parenti, e agli amici il mezzo di prestar ad essi alcuna maniera d’onore. Onde poi perpetuare la memoria di un tale avvenimento, egli impose a quel piccolo porto il nome di Porto delle Donzelle, nome che ancora sussiste. In seguito i Veneziani si pongono di nuovo alla vela; riconduconsi in trionfo le racconsolate fanciulle; nessuno ha perduto la sua sposa; tutte ritornano intatte fra le braccia materne. La gioja inebbria tutti i cuori; ognuno si sente felice, e giubila dell’esito di un’impresa, che accresce gloria alla nazione. Ricominciasi la sacra funzione: gl’inni della riconoscenza si frammischiano ai canti nuziali, e le giovani spose gustano ancor più la felicità e l’orgoglio di appartenere ad uomini, che avevano saputo sì ben difendere il loro cuore, e meritare viemaggiormente l’affetto loro.
      La nazione di unanime consenso volle, che la memoranda impresa si celebrasse ogni anno alla stessa epoca. E perchè il corpo de’ Casselleri (specie di falegnami) che per la maggior parte erano della parrocchia di Santa Maria Formosa, avea somministrato un numero maggiore di barche, e colla sua prontezza e col suo zelo avea avuto parte maggiore nella vittoria, il Governo lasciogli la libertà di chiedere quella mercede, che stata gli fosse più cara.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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