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      Ogni giorno eravi un nuovo spettacolo. Il primo dì le Marie vestite col maggiore sfarzo accompagnate da un numeroso seguito, salivano su certe barche scoperte, e con eleganza adobbate, ed erano condotte dinanzi al Doge, il quale accoglievale nel modo, che più s’addiceva alla sua dignità. Tutti andavano alla chiesa Patriarcale a ringraziare l’Altissimo dell’ottenuta vittoria, e della ricuperazion delle spose; e le dodici Marie accrescevano l’augusto corteggio del Principe. Ritornate a San Marco, il Doge congedava in bella forma le Marie; indi volto all’immenso popolo, davagli la sua benedizione. Oh quanto questa benedizione era commovente! Oh quanto essa riusciva cara ai Veneziani, che la ricevevano non come sudditi trepidanti, ma come figli, amici, fratelli! Qual Sovrano si arrischiò giammai d’impartirne una simile? qual altro popolo fu mai degno di riceverla? In questa cerimonia in cui tutto era animato dalla tenerezza, dalla concordia, dalla felicità, la benedizione del Capo dello Stato era quella di un padre, che non avendo nulla ommesso per la prosperità di quelli, che a lui sono affidati, e ch’egli predilige, finisce implorando sovra di essi tutti i benefizj del cielo. Qual confidenza reciproca! Qual amore inspirar non doveva un atto sì tenero? Di fatti tutti si ritiravano poscia allegri e pieni del vivo trasporto; e già sentivano che i lor legami col Governo si stringevano ognora più. Le Marie rimbarcatesi come prima percorrevano il Gran Canale, e da per tutto dove passavano spiegavasi un ricco apparato di tappezzerie di ogni maniera, e di frequenti orchestre con mille strumenti.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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