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      Toccava a qualcuna delle famiglie più nobili e più doviziose il ricevere in casa le Marie, e il loro seguito; il che facevasi con tal profusione e splendidezza di doni, che alle volte la famiglia ospitale pativane notabilmente. Quindi furono necessarie alcune leggi, che ne moderassero le spese. Egli è per questo che cambiò anche il numero delle Marie, e nell’anno 1272 un decreto del Governo le ridusse a quattro, indi a tre sole.
      Negli altri sette giorni tutto era gioja e piacere, e non passava dì, che non vi fossero gozzoviglie, danze, mascherate, commedie, regate e mille trastulli. L’amore stesso coglieva l’occasione di estendere ed esercitare il suo impero. In que’ dì le femmine riscattavansi dal servaggio, in cui le teneva il pudore e il severo costume di que’ tempi. Le Marie stesse non dissimulavano la loro compiacenza e vanità, allorchè giungevano ad attirare sovra di se medesime il viril guardo, togliendolo alle sacre immagini, che recavansi in processione l’ultimo giorno, nell’andare a Santa Maria Formosa. In somma una Festa, che dapprima era stata quella della virtù e dell’innocenza, divenne poscia per ogni classe di persone Festa di apparecchiata malizia.
      Essendosi per tal modo introdotto il disordine morale, ed oscurata la bella semplicità de’ primitivi secoli, il Governo credette opportuno di sostituire alle zitelle, che accompagnavano la processione, alcune figure di legno rappresentanti le vergini rapite. Una mutazione sì nuova e singolare, è ben naturale che dispiacesse al popolo, il quale si abbandonò ad ogni sorta di eccesso, per far conoscere tutto il suo disprezzo verso quei fantocci di legno.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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