Non tardarono i nostri a provarne i tristi effetti, e furono obbligati ad armare legni da guerra, onde proteggere il proprio commercio e la navigazione. Ebbero allora principio quelle zuffe così frequenti e feroci, e quella guerra sì lunga ed ostinata, che durò per più secoli. Alla fine poi le città situate sulle coste dell’Istria e della Dalmazia, stanche dalle continue incursioni di que’ barbari, e prive di una forza navale sufficiente a distruggerli, si volsero di comune consenso ad impetrar l’ajuto della possente Repubblica di Venezia, promettendo di dedicarsi a lei, qualora venissero liberate dalle vessazioni di que’ pirati. Spediti a tale oggetto alcuni oratori a Venezia, venne l’invito di que’ popoli accolto con quel giubilo, che può ispirare una favorevole occasione di prender vendetta di un antico nemico, e di ampliare al tempo stesso il proprio dominio. Furono dunque promessi i richiesti soccorsi; e senza indugio posta in ordine una forte squadra, e il Doge Pietro Orseolo II volle esserne il condottiere. Salpò dal porto il dì dell’Ascensione l’anno 997 e a vele gonfie si recò in Istria, ove venne incontrato colle più vive acclamazioni, e salutato da tutti gli abitanti per loro vero liberatore. Ricevette egli il giuramento di fedeltà dai nuovi sudditi, lietissimi di sottomettersi ad una ben augurata Repubblica. Lo stesso avvenne in Dalmazia. Giunto il Doge a Zara, trovò il popolo, che affollato lo stava aspettando, e tutti i cittadini con trasporto di gioja offrirono sè stessi, le città, le pubbliche e le private fortune al Veneto Dominio.
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