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      Non meno dell’ingresso del Doge fu pomposa, rispetto a que’ tempi e a que’ luoghi, la cerimonia colla quale egli accolse gli oratori di tutte le altre città Dalmate ansiose di presentargli i contrassegni della spontanea lor dedizione. Diritto di conquista, che sei tu mai al paragone dei voti unanimi di un intero popolo, che di proprio moto si spoglia della sua sovranità per deporla nelle mani di un altro popolo? Un tale esempio fu seguito dalle Isole adiacenti a quella costiera, tranne però due che se ne mostrarono ritrose, cioè Curzola, un dì chiamata Corcira nera, e Liesina, altre volte detta Faro. Riuscendo queste un ricovero troppo vantaggioso ai Narentani, non doveva il Doge soffrire che volessero sottrarsi al comune destino. Usò nondimeno in prima le esortazioni e gl’inviti; venne poscia alle minaccie, ma nulla giovando, fu costretto necessariamente di ricorrere alla forza delle armi.
      Curzola siccome debole e mal difesa, ben presto si arrese; ma non così Liesina. Per vincere la sua rocca posta sopra rupi scoscese, cinta da mura inaccessibili, e inoltre guardata da un copioso presidio di Narentini, non ci voleva meno di un formale assalto. Orseolo tosto fece i suoi approcci in buon ordine, e dispose ogni cosa da prode capitano. Dato il segnale, e soldati e marinaj fanno a gara per immortalarsi in valore. L’assalto divien generale, furioso, tremendo. Tutto cede, tutto fugge dinanzi ai nostri gloriosi stendardi, e la città è ridotta ad implorare misericordia. Rovesciato questo antemurale de’ barbari, Orseolo non tardò a portare la strage nel seno del loro proprio paese.


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Origine delle feste veneziane
(6 volumi)
di Giustina Renier Michiel
Tipografia Lampato Milano
1829 pagine 712

   





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